Sacra Meraviglia
28 luglio 2024
18:00
Illegio
Chiesa della Conversione di S. Paolo

SACRA MERAVIGLIA

Splendori della polifonia sacra tra Roma e Venezia

La luminosità delle architetture vocali rinascimentali impreziosite dalle diminuzioni del violino che proprio nel volgere del secolo, tra Cinque e Seicento, inizia un inesorabile percorso di emancipazione dalla musica vocale. A completare l’affresco vocale, la formazione di 24 coristi guidati dal maestro Alberto Busettini esegue pagine a più cori di Allegri, Victoria, Monteverdi, Giovanni Gabrieli, Lotti.

La pratica dei cori battenti, un effetto di spazializzazione e stereofonia rinascimentale studiato dai compositori dell’epoca per sfruttare le peculiarità acustiche e spaziali degli spazi sacri, avvolgeva i fedeli in preghiera con il suono del canto. Scrive Nicola Vicentino ne “L’antica musica ridotta alla moderna pratica” (Roma, 1555):
«Nelle chiese e in altri luoghi spaziosi e larghi, la musica composta a quattro voci fa poco sentire, ancora che siano molti cantanti per parte; nondimeno, e per varietà, e per necessità di far grande intonazione, in tali luoghi si potrà comporre messe, salmi e dialoghi e altre cose da sonare con vari strumenti mescolati con voci, e per far maggiore intonazione si potrà ancora comporre a tre cori.»

Lo stile policorale era più comune di quanto si crede: uno studio di Franco Colussi1 dimostra che anche oltre Udine e Aquileia, anche i centri minori di San Daniele, Cividale e Concordia, pur non disponendo di cappelle musicali in grado di competere con le maggiori cattedrali, prevedevano l’esecuzione di brani a doppio coro. Gli archivi testimoniano infatti la presenza di numerosi titoli, messe, salmi, mottetti, magnificat a 6,7,8,9 o 12 voci: tra gli autori maggiormente presenti troviamo Andrea e Giovanni Gabrieli, Palestrina, Giovanni Croce e Pietro Lappi.

1 Franco Colussi, “Tracce di musica policorale in alcuni centri del Friuli storico tra Cinque e Seicento”, in “La musica policorale in Italia e nell’Europa Orientale tra Cinque e Seicento”, Edizioni Fondazione Levi, Venezia, 2012, pp. 101 – 158.

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Nella trama del dialogo tra coro e spazio sacro, tra voce e strumento, il violino di Margherita Pupulin sorretto dal basso continuo al cembalo e all’organo, percorre una strada parallela, che si interseca e tocca con le esecuzioni policorali come era prassi veneziana, per poi appropriarsi della seconda prattica monteverdiana nelle tante Sonate, Canzoni, Ciaccone scritte agli albori del Seicento per uno o più strumenti soprani, violino e cornetto innanzitutto.

“SACRA MERAVIGLIA”, riporta questa pratica in concerto, sposandosi alla perfezione l’acustica delle proprie chiese, oggi come allora.

Margherita Pupulin – violino
Coro del Friuli Venezia Giulia
Alberto Busettini – Maestro di concerto, organo positivo e clavicembalo